Testo:

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ". […]

(Art. 3 della Costituzione italiana)

 

La nostra Costituzione contiene, nel terzo articolo, uno dei principi più importanti sui quali si fonda un Paese libero ed evoluto: l’uguaglianza di fronte alla legge. In passato gli uomini e le donne non erano considerati uguali: basti pensare alla schiavitù nelle civiltà più antiche, alla rigida divisione in classi nell’età feudale ed ai privilegi più o meno ampi riconosciuti alla nobiltà nelle monarchie assolute. Nel Settecento, a seguito delle rivoluzioni liberali in Inghilterra, Francia ed America, si afferma il principio in base al quale tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali tra loro. Nella Costituzione italiana il principio di uguaglianza è descritto in modo molto dettagliato: non sono permesse distinzioni basate sul sesso, sulla razza, sulla lingua, sulla religione e sulle opinioni politiche. Il ricordo molto vivo delle discriminazioni e delle persecuzioni razziali, politiche e religiose avvenute in Europa nella prima metà del Novecento ed in particolare l’esperienza della dittatura fascista in Italia, hanno spinto gli autori della nostra Costituzione ad indicare espressamente in quali modi può essere violato il principio di uguaglianza, per ribadire con forza che quell’esperienza non si sarebbe dovuta più ripetere. Sono vietate inoltre le discriminazioni basate sulle differenti condizioni personali e sociali, cioè sulle situazioni di salute ed economiche che rendono così diversi i destini degli esseri umani. Pertanto non è permesso che la legge faccia distinzione tra ricchi e poveri oppure tra sani e malati.